Job Crafting: un’esperienza felice
Ci piace il tema del job crafting, soprattutto alla luce dell’esperienza fatta nel mondo del marketing di un grande gruppo internazionale.
L’esperienza ci permette di fare vari collegamenti sia all’interno del percorso realizzato, sia all’esterno, connettendo la teoria del job crafting con altri spunti e riflessioni, alcuni di questi molto attuali.
Sappiamo che Tims e Bakker (2010) definiscono il job crafting come “l’insieme dei cambiamenti che le persone fanno per bilanciare le richieste e le risorse lavorative con le proprie abilità e bisogni”.
E di queste individuano quelle che loro definiscono le quattro dimensioni di base.
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Le quattro dimensioni di base
Le quattro dimensioni della scala di Tims e altri (2012) sono così posizionate:
- due fanno riferimento alle risorse lavorative
- due fanno riferimento alle domande lavorative
Le prime aumentano le risorse lavorative strutturali e sociali. Vanno a modificare in modo strutturale capacità, autonomia e locus of control, da un lato (increasing structural job resources). Dall’altro fanno emergere una visione collaborativa che valorizza risorse esistenti, come la possibilità di ottenere supporto sociale, di contare su feedback o di intravedere figure di responsabili come supervisori o coach rispetto alla crescita professionale in atto (increasing social job resources).
Le seconde invece fanno aumentare l’esporsi, il prendere l’iniziativa verso nuovi progetti, quindi il sentirsi pronti per assumersi responsabilità non necessariamente previste nel proprio profilo di ruolo (increasing challenging job demands), da un lato. Dall’altro l’abbassare l’investimento emotivo e cognitivo, decidendo di evitare alcune delle situazioni stressanti, viste come pericolose o disturbanti.
Ragionando sui cambiamenti possibili è importante raccogliere i dati all’inizio e alla fine del percorso, usando la scala del job crafting. Le variazioni nei valori attribuiti confermeranno la bontà della direzione presa, nelle quattro dimensioni sopra descritte e la qualità dei risultati ottenuti.
Felici al lavoro
Annie McKee, in “Felici al lavoro” sostiene che “per essere felici bisogna correre verso qualcosa: un lavoro significativo, una visione del futuro fiduciosa e stimolante e buoni rapporti con le persone con cui lavoriamo ogni giorno”.
Non è nella compilazione del questionario che si va verso qualcosa, ma nella giornata che si trascorre con gli altri partecipanti. Durante la quale ciascuno, usando il proprio manuale, riflette in modo cognitivo, emozionale e manuale.
Perché tutta l’attività richiede l’uso di materiale cartaceo e colorato, con l’uso di forbici e matita, sulle azioni che descrivono il proprio mestiere. Decide quali sono le prioritarie, quelle meno importanti ed infine, le meno significative.
E’ iniziato l’andare verso.
Si procede quindi con lo scegliere 2 valori, 2 passioni, 2 punti forti. Questa potrebbe sembrare un’operazione banale, ma non lo è. Perché dall’integrazione di queste variabili con le attività, sarà possibile dare nuova forma (crafting) alle attività scelte come prioritarie e da lì decidere l’obiettivo su cui concentrarsi.
Ci aiuta Annie McKee: “gli studi che ho condotto sulla cultura delle organizzazioni e delle prassi dirigenziali in Sudafrica, Cambogia, Italia, Francia, Germania e Stati Uniti dimostrano la stessa cosa: quando il lavoro che svolgiamo ci soddisfa, profondamente e in modo duraturo apprendiamo di più, comprendiamo di più e facciamo di più.”
Ci stiamo occupando di presente e di futuro.
Far accadere situazioni di felicità
Otto Scharmer (Teoria U, i fondamentali, 2018) espone il suo pensiero su come le persone possano percepire ed attualizzare il loro potenziale futuro.
Parte dalla prospettiva che prestando attenzione, emerge qualcosa. Sostiene che la qualità dei risultati è funzione della “coscienza” in cui le persone operano all’interno dei propri sistemi.
E nel job crafting abbiamo la possibilità di vedere le attività che ci occupano la parte più rilevante del tempo che abbiamo a disposizione nelle nostre vite. Per questo Annie McKee ci invita a far accadere situazioni di felicità, come qualcosa che include il proprio sé piuttosto che qualcosa che accade là fuori.
Alcuni definiscono questo spostamento mindfulness. Nel job crafting è un dialogo fra sé e sé, includendo valori, punti forti e passioni all’interno delle attività che riteniamo fondamentali per la realizzazione dei risultati.
Risultati che ci rendono, come abbiamo detto nella dimensione delle risorse strutturali, più forti e più autonomi. Mentre in quella delle risorse sociali ci permettono di sviluppare una visione dei rapporti lavorativi più d’aiuto nella propria crescita.
Nella dimensione delle domande lavorative più capaci di farci avanti, di rischiare, di entrare maggiormente nella nostra area discrezionale. Infine, sempre nella dimensione delle domande, di abbandonare qualcosa che abbiamo capito centrare poco con i nostri obiettivi di sviluppo.
Attenzione sulle attività e su di sè
L’attenzione che viene per tutta la giornata concentrata sulle attività e su di sé, permette, direbbe Scharmer di:
- osservare, osservare, osservare: connettersi ai luoghi di maggiore potenziale
- ritirarsi e riflettere: consentire al sapere interiore di emergere
Consente, usando le sue parole, di “prototipare: agire a partire da ciò che sta emergendo”.
Ecco, alla fine della giornata, ciascun partecipante ha dato all’attività che ritiene più significativa nel suo repertorio, una nuova cornice, un nuovo contenitore e sarà l’oggetto del suo impegno per un paio di mesi.