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Teaming: riflettere sulla tridimensionalità  

Teaming: Riflettere Sulla Tridimensionalità  

Oggi parliamo di Teaming e di come riflettere, ancora una volta, sulla tridimensionalità. Riflettere aiuta a dare un nuovo e diverso senso alle cose. Consente di rivederle lontane dall’enfasi del momento, di cambiarle in virtù del presente. Riflettere è uno dei termini chiave del modello consulenziale che cerchiamo di implementare in ogni organizzazione e che ancora una volta ci permettere di darvi una nuova visione delle cose.

Crediamo nella riflessione, quella del presente, contemporanea all’azione. Riflessione è anche quella della post-realizzazione, quando il progetto è stato creato ed è possibile, prima di comunicarlo, lanciarlo, diffonderlo, rivederlo per migliorarlo. Grazie alla riflessione possiamo creare, inventare, sperimentare.

Riflettere sulla tridimensionalità

Nei mesi della massima emergenza dovuta al Covid 19 e alle successive disposizioni, METI ha osservato il contesto organizzativo, lo ha visto da vicino analizzando le diverse sfaccettature e da lontano cercando di cogliere le connessioni tra i diversi sistemi complessi. Ha fatto ricerca sulle dinamiche tridimensionali che coinvolgono ogni tipo di organizzazione. Ha creato uno strumento, UNLOCK 2020, che ha permesso alle aziende di raccogliere core-data e a METI di avanzare nella conoscenza del mondo del lavoro, dei suoi cambiamenti, sconvolgimenti e componenti.

Abbiamo usato il momento di pausa per alcune attività, vista l’impossibilità di stare con i nostri clienti o di continuare un lavoro vis a vis, per sperimentare una nuova situazione, nuovi vincoli. Come ci ha ricordato Mauro Ceruti, protagonista dell’elaborazione del pensiero complesso, creatività e metodo devono molto ai vincoli, sono questi che ci “costringono”a trovare nuove soluzioni, mai pensate, che nascono da “coperte” sempre più piccole. Ma proprio l’accettazione dei nuovi confini da parte di tutti è il primo tassello del metodo: da qui l’esplorazione e la scoperta, insieme, di nuovi orizzonti. Abbiamo trovato efficace, e lo sarà sempre, riflettere sulla tridimensionalità.

Riflettere su flessibilità e tridimensionalità

Il mestiere del consulente è di riflessione. Si tratta di riflettere su nuovi temi che emergono dal contesto. Riflettiamo, ancora una volta, sulla tridimensionalità del vissuto degli individui, dei gruppi, dei contesti.

Dopo questo periodo vissuto nell’attività digitale ci siamo trovati dinnanzi una realtà sempre più complessa, in cui assumono sempre più importanza i fattori esogeni. Avere uno sguardo proiettato verso l’esterno significa porre attenzione ai fenomeni ambientali, alla sostenibilità, alle ideologie, alla cultura del territorio. La correlazione tra questi elementi è molto forte: l’ambiente può acquisire importanza per le imprese che operano al suo interno; se dovesse cambiare, eserciterebbe un’influenza. Porre al centro il territorio e la società è indispensabile in un’ottica di innovazione e sostenibilità.

Flessibilità

Altro aspetto di grande rilievo per le organizzazioni del futuro è la flessibilità: saper mutare, cambiare pelle, ma anche mimetizzarsi nelle circostanze. Flessibilità è saper strutturare dei confini definiti ma non rigidi. Significa gestire orari che permettano maggior produttività e riducano la routinizzazione del lavoro, così come strutturare postazioni di lavoro in presenza e a distanza per facilitare e coniugare gli impegni casa-lavoro. Soprattutto si tratta di orientare pensieri, metodi e processi gestendo la motivazione al lavoro, il benessere lavorativo e l’engagement attraverso azioni che permettano di mantenere alta la produttività. 

Tridimensionalità

Nel riflettere sulla tridimensionalità, nello scorso articolo abbiamo scritto di interventi di potenziamento che permettono di consolidare tre aree: quella individuale, di gruppo (Teaming) e di contesto. Insieme alle nostre organizzazioni abbiamo riflettuto a lungo su cosa era necessario potenziare e su cosa potevamo offrire per comprendere meglio le dinamiche organizzative. Ci siamo soffermati a riflettere sui gruppi, che da sempre ci affascinano, e abbiamo deciso di riprendere e rafforzare il concetto di Teaming, essenziale in ogni momento di decisione, progettazione, realizzazione.

Da Unlock2020 al Teaming

La domanda che favorisce la riflessione e che vogliamo porvi non è «Come possiamo lavorare bene insieme?» ma «Come è possibile raggiungere risultati eccellenti lavorando insieme?» (Casagrande, 2020). La pratica e la riflessione ci hanno portato a rispondere a questa domanda attraverso la cultura del Teaming.

Il Teaming è un processo di continua costruzione e ricostruzione di gruppi di lavoro, luoghi di scambio di competenze, esperienze, sensazioni, percezioni e vissuti delle persone che lavorano verso obiettivi comuni. Il Teaming permette di riflettere sull’identità che allo stesso tempo è singolare e plurale. Singolare, come sostiene Hillman, nella teoria della ghianda: “Una vocazione può essere rimandata, elusa, a tratti perduta di vista. Oppure può possederci totalmente. Non importa: alla fine verrà fuori. Il daimon non ci abbandona.” Plurale, riprendendo il concetto di sensemaking di Weick: «Il Sensemaking comincia con qualcuno che dà senso».

Teaming: riflettere sull’appartenere

Il Teaming ci permettere di riflettere sul dilemma dell’appartenere. Chiarificatrice è la metafora dei porcospini di Schopenhauer: «Alcuni porcospini, in una fredda giornata d’inverno, si strinsero vicini vicini, per proteggersi, col calore reciproco, dal rimanere assiderati. Ben presto, però, sentirono le spine reciproche; il dolore li costrinse ad allontanarsi di nuovo l’uno dall’altro. Quando poi il bisogno di riscaldarsi li portò nuovamente a stare insieme, si ripeté quell’altro malanno; di modo che venivano sballottati avanti e indietro fra due mali. Finché non ebbero trovato una moderata distanza reciproca, che rappresentava per loro la migliore posizione.»  

Anche il Teaming è tridimensionale

Insomma, parlare di Teaming significa, ancora una volta, riflettere sulla tridimensionalità: individuo, team, contesto.

Ogni individuo per collaborare deve saper essere utile al suo team e mettere le sue competenze al servizio di tutti. Deve riconoscere il proprio ruolo e le proprie competenze, saper comunicare e imparare a stare nel cambiamento, nell’incertezza. Lavorare in team significa sfruttare le risorse che l’organizzazione mette a disposizione per condividere e comunicare in un processo di scambio di necessità, soluzioni e competenze. Le persone lavorano in un contesto: perché si crei un clima di benessere, fiducia e motivazione, è bene che si sentano parte dell’ambiente che vivono quotidianamente, siano considerate affidabili e abbiamo atteggiamenti favorevoli nei confronti di una cultura di apertura, confronto e lavoro insieme. 

Contattaci per conoscere i nostri strumenti di indagine sul Teaming!

 

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